Testo della poesia
1. Neve che turbini in alto ed avvolgi
2. le cose in un tacito manto,
3. una creatura di pianto
4. vedo per te sorridere; un baleno
5. d’allegrezza che il mesto viso illumini,
6. e agli occhi miei come un tesoro scopri.
7. Neve che cadi dall’alto e noi copri,
8. coprici ancora, all’infinito. Imbianca
9. la città con le case e con le chiese,
10. il porto con le navi; le distese
11. dei prati, i mari agghiaccia; della terra
12. fa’ – tu augusta e pudica – un astro spento,
13. una gran pace di morte. E che tale
14. essa rimanga un tempo indeterminato,
15. un lungo volger d’evi. Il risveglio,
16. pensa il risveglio, noi due soli, in tanto
17. squallore. In cielo
18. gli angeli con le trombe, in cuore acute
19. dilaceranti nostalgie, ridesti
20. vaghi ricordi, e piangere d’amore.
Parafrasi affiancata
1. Neve che turbini in mulinelli ed avvolgi
2. tutte le cose in un mantello silenzioso,
3 – 4. vedo mia moglie (una creatura votata al pianto come tutti gli esseri umani) sorridere per te; (vedo)
5. un’allegria improvvisa che illumina il suo viso triste 6.ed è come se i miei occhi avessero scoperto un tesoro.
7. Neve che cadi dall’alto e ci ricopri (con il tuo manto)
8. ricoprici ancora, all’infinito. Imbianca
9. le case e le chiese della città,
10. le navi del porto; rendi gelide le superfici
11. dei prati e dei mari;
12 – 14. tu che sei di buon augurio e pura, fai della terra un astro spento e donale una gran pace con la morte. E fa’ che essa rimanga in questo stato per sempre,
15. o almeno per un lunghissimo periodo (per un lungo trascorrere di secoli).
16 – 17. Immagina come sarebbe il risveglio: solo noi due in mezzo a tanta desolazione. In cielo
18 – 20. si risveglierebbero gli angeli con le trombe, nel cuore profonde e laceranti nostalgie, vaghi ricordi, così da piangere per tanto amore.
Parafrasi discorsiva
Neve che turbini in mulinelli ed avvolgi tutte le cose in un mantello silenzioso, vedo mia moglie (una creatura votata al pianto come tutti gli esseri umani) sorridere per te; (vedo) un’allegria improvvisa che illumina il suo viso triste ed è come se i miei occhi avessero scoperto un tesoro.
Neve che cadi dall’alto e ci ricopri (con il tuo manto) ricoprici ancora, all’infinito. Imbianca le case e le chiese della città, le navi del porto; rendi gelide le superfici dei prati e dei mari; tu che sei di buon augurio e pura, fai della terra un astro spento e donale una gran pace con la morte. E fa’ che essa rimanga in questo stato per sempre, o almeno per un lunghissimo periodo (per un lungo trascorrere di secoli). Immagina come sarebbe il risveglio: solo noi due in mezzo a tanta desolazione. In cielo si risveglierebbero gli angeli con le trombe, nel cuore profonde e laceranti nostalgie, vaghi ricordi, così da piangere per tanto amore.
Figure Retoriche
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Anafore
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Personificazione
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Analisi e Commento
Neve è un testo poetico contenuto nella sezione Parole del Canzoniere di Saba. La raccolta Parole segna una parziale svolta nella scrittura di Saba: pur restando fedele a un’impostazione lirica tradizionale e dimessa, il poeta si cimenta in scelte tematiche e stilistiche più “alte” rispetto a quelle adottate in precedenza, che si traducono in toni più asciutti ed epigrammatici. Umberto Saba compone i testi di Parole mentre si trova in un periodo particolarmente critico, segnato da frequenti crisi nevrotiche e depressive. Egli decide pertanto di affidarsi alla psicoanalisi per sondare le ferite del proprio inconscio, nella speranza di uscire da questa situazione di profonda sofferenza. Oggetto della lirica di Saba è proprio l’analisi e la descrizione di sé attraverso l’evocazione di ambienti esterni, naturali e urbani, che diventano occasioni di scavo psicologico, ma non solo in senso autobiografico: la sua apparente semplicità rispecchia una volontà di relazione e comunicazione con l’umanità intera.
La poesia Neve è costituita da due strofe ed entrambe si aprono con la parola “Neve”. Nella prima strofa siamo introdotti in un quadretto d’ambiente naturale: la nevicata, sin dal suo rapido manifestarsi, viene accolta come un presagio di buon augurio. A vederla, probabilmente attraverso la finestra, è la moglie del poeta, una presenza quasi invisibile dal momento che è evocata attraverso la metafora “creatura di pianto”, al terzo verso. La donna, come tutti gli esseri umani, è una creatura destinata alla sofferenza; il contesto è solo in apparenza privato ed è la metafora stessa a indicare la valenza collettiva e corale di questa definizione.
Il dolore di cui parla Saba è tuttavia differente dalla «morte» tragica di Ungaretti¹ e dal «male di vivere» di Montale² (LEGGI: Spesso il male di vivere ho incontrato): il tormento di Saba non rimanda ad alcuna tensione metafisica, al contrario è un sentimento tutto umano, è la scissione dolorosa del soggetto che lo accompagna lungo l’arco di un’esistenza. La neve, un fenomeno banale del quotidiano, porta con sé un lampo di gioia poiché avvolge ogni cosa nel silenzio, placa la sofferenza accendendo nel poeta un desiderio di quiete e annullamento.
Nella seconda strofa è proprio questo desiderio ad essere specificato: con il dispiegarsi delle figure di ripetizione e degli enjambement l’autore costruisce una forma di invocazione alla neve (vv. 7-8) e, come in una preghiera, si susseguono in elenco tutti gli elementi urbani e naturali sui quali la neve viene invitata a posarsi. La neve, così personificata, potrebbe trasformare la Terra intera in «un astro spento» (v. 12): l’io lirico spera che la nevicata momentanea possa diventare eterna (si noti la ripetizione di sintagmi sinonimici che indicano una dimensione atemporale: «all’infinito», «un tempo indeterminato», «un lungo volger d’evi»). Saba immagina nel contempo la «gran pace di morte» (v.13) portata dalla neve e, in contrapposizione, un inaspettato «risveglio» (vv.15-16) che gli permetta di rinnovare il suo amore per la vita, fra la nostalgia di ciò che non è più e la riemersione di sentimenti autentici, quelli occultati dall’infermità della nevrosi ma naturalmente inclini alla rinascita.
Chiudiamo la nostra analisi del testo di Neve con la verifica degli aspetti linguistici e stilistici. Neve risulta coerente con le scelte adoperate da Saba nella raccolta Parole: non muta il sostanziale monolinguismo del poeta, che persegue un ideale di chiarezza e comunicatività attraverso l’utilizzo di forme metriche tradizionali, così come nella sintassi e nel lessico. Quest’ultimo viene però selezionato ulteriormente rispetto a raccolte precedenti, infatti il poeta sceglie di ridurre il vocabolario al minimo indispensabile e quotidiano per rafforzare il tono epigrammatico-aforistico; la brevitas di Saba diviene così il tramite di un particolare tipo di realismo psicologico, che si propone di ricomporre i traumi della psiche attraverso una parola intima e sincera.
- ¹ Tematica ricorrente ne L’Allegria (1931) e in Sentimento del tempo (1933), ma anche nella raccolta più tarda Il Dolore (1947)
- ² Spesso il male di vivere ho incontrato, da Ossi di seppia (1925)
Confronti
La “creatura di pianto” che compare al v. 3 è un riferimento implicito alla moglie di Umberto Saba, donna che egli amava profondamente e a cui dedicò la poesia A mia moglie all’interno della raccolta Poesie. Si tratta di un lungo e umano elogio alla femminilità della donna, paragonata…
Domande di verifica sono spesso basate sui confronti tra diverse opere e autori.
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