Trama
Dopo aver vissuto i suoi primi quindici anni in campagna, Metello si ritrova nella natia Firenze. Lavorando, prima come uomo di fatica al mercato poi assunto nei cantieri edilizi, il ragazzo inizia a conoscere la città e i suoi abitanti, trova persone disposte a mettere in comune i pochi beni posseduti, scopre le idee socialiste. Intrattiene una relazione duratura con Viola, vedova e più grande di lui. Solo una volta tornato dal servizio militare però avviene l'incontro significativo con Ersilia, sua futura moglie: la donna si dimostra paziente durante l'incarcerazione di Metello e rimarrà sempre per lui un valido appoggio anche al momento dell'impegno politico. Nel maggio 1902 i muratori iniziano infatti un lungo sciopero, al termine del quale otterranno sì un aumento del salario, ma a prezzo di quarantasei giorni senza paga e di numerose tensioni destinate a culminare con scontri e vittime. Metello sarà fra gli animatori dello sciopero, fino a scontare con sei mesi di reclusione la propria esposizione in prima persona.
Personaggi
Metello Salani:
Protagonista da cui il romanzo prende nome, è un muratore fiorentino, cresciuto nelle campagne circostanti la città. La sua statura gli procura il nomignolo di Cipressino. Dall'infanzia nei campi ha imparato ad essere caparbio, ma anche equilibrato, furbo quando necessario. Apprezza il suo lavoro e vi si impegna al massimo, venendo stimato dai colleghi e dai padroni. Si propone di tenersi lontano dagli eccessi e dall'ostinazione politica, ma è capace di diventare per tutta la categoria un punto di riferimento negli scioperi.
Betto:
Quando Metello arriva per la prima volta in città, senza conoscere niente e nessuno, ad accoglierlo è Betto, un anarchico che era stato amico di suo padre. L'uomo, incontrato fra gli scaricatori di casse del mercato, prende il ragazzo con sé. Il suo temperamento sregolato e la sua dedizione all'alcool non influiscono nella considerazione di Metello che, dopo la scomparsa dell'anarchico, serba gratitudine per chi lo aveva ospitato e nutrito, gli aveva insegnato a leggere e a scrivere; ma soprattutto mantiene intatto l'affetto per la prima persona cui in vita sua aveva veramente voluto bene.
Viola:
La prima coinvolgente avventura sentimentale il protagonista la intrattiene con Viola, una donna di età imprecisata fra i trenta e i quaranta anni, senza figli. Rimasta vedova abita ancora presso i suoceri, in una casa dove Metello aiuta con i lavori dei campi dopo le ore trascorse in cantiere. Ha un carattere forte e sicuro di sé, avvicina il protagonista col proprio fare provocante e, senza essere possessiva o frivola, gli trasmette il suo «gusto della pulizia, della proprietà d'abito e di modi».
Ersilia:
La donna della vita di Metello è però Ersilia, figlia di muratore e originaria del quartiere di San Frediano. È una donna decisa e coraggiosa, abituata ad “affrontare a viso aperto le ingiustizie e i dolori che non le erano stati risparmiati”; anche davanti ai tentennamenti del marito si mantiene fiduciosa e leale, unendo dolcezza e devozione a quella solidità su cui egli può sempre fare affidamento. In caso di bisogno non si risparmia di trascorrere lavorando le ore notturne.
Sebastiano del Buono:
è fondatore e segretario della Camera del Lavoro, una figura disinteressata e assennata. Pur essendo stato impiegato delle ferrovie riesce generalmente a suscitare la fiducia e la simpatia dei lavoratori più umili, da cui è chiamato l'Angelo Rosso o l'Angelo Senzali. Quello che rivolge ai problemi dei lavoratori è uno «sguardo sempre calmo, dolcissimo, ridente»; la sua voce esile è la prima a risuonare nei contenziosi con i padroni e a incitare ad una lotta per condizioni di lavoro più umane.
Badolati:
Il cantiere nel quale lavora Metello è di proprietà dell'ingegner Badolati, un uomo ragionevole e umano nel trattare i suoi dipendenti. Non li discrimina in base alle loro appartenenze politiche, purché queste non ne influenzino il lavoro, ed è disposto ad anticipare giornate di paga. Per quanto però cerchi di ammorbidire i suoi colleghi è considerato dai muratori troppo condizionato dai propri interessi di categoria. Gli viene obiettato: «di lei mi fido, ma è dei suoi interessi che ho paura».
Ida e Cesare:
sono i vicini di casa di Ersilia e Metello. Se il marito viene considerato "senza sangue" per via della sua inconsistenza culturale e intellettuale, la moglie viene etichettata come l'esosa. Fra le due famiglie intercorrono rapporti cordiali nella loro superficialità, finché il muratore non cede al fascino della vanitosa e sciocca vicina. Quest'episodio, che non intaccherà i sentimenti schietti provati da Metello per la moglie, contribuisce a mettere in risalto la differenza fra le due donne, vanesia l'una, profonda e saggia l'altra.
Riassunto
Metello vive i primi quindici anni della sua vita senza conoscere Firenze, la città in cui è nato. Rimasto orfano piccolissimo – la madre infatti muore di parto e il padre affoga, pochi giorni dopo, mentre raccoglieva rena lungo l'Arno – il bimbo cresce in campagna, a Rincine, accudito dai Tinaj, presso cui era stato lasciato a balia. Ma quando la famiglia decide di cercar fortuna in Belgio, il ragazzo parte da solo verso la città.
A Firenze arriva giovane e disorientato, povero e affamato, con la propria manodopera come unico valore da offrire. Scaricando casse al mercato guadagna i primi spicci e conosce Betto, disposto ad accoglierlo in casa sua in nome dell'amicizia con il padre di Metello. Il ragazzino impara così a conoscere la città, i suoi movimenti politici, economici e sociali, attraverso gli occhi di un anarchico strampalato. Per il suo ospite prova un'amicizia che va al di là della gratitudine e ne dà prova andando a raccattarlo di notte nei giardini, dove lo trova immobilizzato dall'alcool e dalle convulsioni. Non riuscendo a trovarlo, si spinge fino in carcere per avere sue notizie, con l'unico risultato di essere sospettato e fermato egli stesso, finendo per la prima volta chiuso alle Murate.
Nonostante incidenti e incomprensioni, però, «la città dove era nato lo riconobbe e lo confortò; gli aperse la mente e gli irrobustì il cuore»: Metello è a suo agio a Firenze e sui cantieri dove ha trovato lavoro come manovale.
Aggiungendo alla giornata in cantiere delle ore nei campi, il ragazzo può permettersi una camera ammobiliata, vino e tabacco dopo i pasti. Grazie alle ore di straordinario conosce inoltre Viola e intreccia con questa donna molto più grande di lui una relazione spensierata, arricchente per entrambi.
Soltanto una volta partito per il servizio militare, Metello avrà notizia del figlio concepito con la donna; lei decide tuttavia di sposarsi con un uomo che pure non è il padre del bimbo.
I tre anni di leva, trascorsi a Napoli, appaiono come una parentesi improduttiva per chi, una volta tornato, si ritrova estraneo al proprio ambiente e in condizione di dover ripartire da zero. Lo scenario partenopeo è però l'occasione per intuire la complessità e la stratificazione delle realtà differenti di cui si compone la Penisola, e, nel contempo, la loro rispettiva vicinanza.
Al ritorno di Metello l'edilizia vive un momento di crisi e la disoccupazione appare un rischio tangibile. Il protagonista riesce comunque a mantenere il proprio posto e conosce sempre più da vicino le idee socialiste. Nella sua vita di giovane lavoratore sempre più vicino al socialismo compare Ersilia, che pure egli incontra per la prima volta in circostanze tragiche, essendo essa figlia di un muratore morto in cantiere per un incidente. Il dolore per il lutto subito non impedisce alla ragazza di notare il giovane che più di tutti si adoperava per la famiglia del defunto e sceglie di andare a cercarlo in carcere, saputolo coinvolto negli scioperi del maggio '98. Dalle Murate, dove sconta per la seconda volta la sua pena detentiva, il ragazzo si affida a una fitta corrispondenza per imparare a conoscere quella donna che ha visto pochissime volte, ma che già sa diventerà sua moglie.
Al momento del suo più coinvolgente impegno politico Metello è ormai sposato e ha avuto un figlio, Libero.
Forti di una sensazione di vicinanza fra tutti i lavoratori d'Italia, i cui rappresentati si erano ritrovati a Roma il 4 aprile 1901, sono circa trecento i muratori fiorentini che, una domenica del maggio dell'anno successivo, si danno appuntamento fuori città e decidono insieme di scioperare. Sono infatti ormai passati i tempi in cui il lavoro scarseggiava, ma le paghe rimangono basse, come del resto le condizioni dei cantieri. Metello è conosciuto da molti e in molti ascoltano devotamente il suo parere.
Fra i muratori c'è accordo e il primo giorno di sciopero assomiglia più a una festa, durante la quale si nuota nell'Arno o si canta davanti a un bicchiere di vino. L'iniziale sintonia corporativa finisce per scemare col passare di settimane senza alcun accordo raggiunto coi padroni. Si raccolgono collette, poi spartite fra tutti gli scioperanti, ma queste non possono sopperire ai bisogni delle famiglie.
Mentre la tensione cresce e Firenze si prepara allo sciopero generale, Metello si ritrova fra le braccia della vicina di casa, la detestata ma avvenente Ida, forse complice l'inusuale tempo libero e il lavoro cui Ersilia si dedica per ovviare alle difficoltà economiche. La moglie intuisce da subito quanto è avvenuto e, senza recriminare nulla in casa, aggredisce fisicamente e moralmente la rivale, spingendola a trasferirsi.
Il 30 giungo lo sciopero raggiunge il vertice di criticità, con molti muratori estenuati e costretti alla fame. Metello fa parte del gruppo dei ventuno decisi ad impedire ad ogni costo ai "crumiri" di ritornare al lavoro. In tutti i cantieri cittadini si vivono momenti di alta tensione: i muratori si attaccano fra loro, la presenza delle forze dell'ordine contribuisce a esasperare i rispettivi nervosismi e a far scoppiare la violenza. La notizia di un accordo raggiunto non può essere festeggiata come una vittoria, e non solo per i soldi persi in quarantasei giorni di sciopero. Il riaprirsi dei cantieri è infatti funestato da vittime: sia negli scontri mattutini, sia fra le impalcature.
Metello, con chi come lui era ritenuto alla guida dei sovversivi, è fermato e costretto a scontare sei mesi alle Murate. È la sua terza volta in carcere, ma sa che all'uscita potrà riprendere con un salario migliore il proprio lavoro e troverà una famiglia affezionata ad aspettarlo.
Analisi e Commento
Il protagonista vive un graduale coinvolgimento negli scenari politici e sociali a lui circostanti: infatti «se un tempo egli si proponeva di non essere mai né l'ultimo né il primo – di seguire la massa nel prendere decisioni, senza essere notato – i fatti gli avevano dimostrato che cotesta era una posizione impossibile da sostenere». Egli appoggia apertamente le idee socialiste, diventa un punto di riferimento fra i muratori, prende la parola davanti al padrone e lega indissolubilmente la propria vicenda a quelle degli scioperi, ma non è mai mosso da un desiderio di protagonismo o da ambizione, né da un'indole eccessivamente utopica: a spronarlo è la progressiva consapevolezza acquisita su quelle che gli appaiono necessità indiscutibili.
La grande educazione di Metello, di cui l'intero romanzo segue il percorso, e il suo conseguente impegno, si basano sull'esempio offerto da persone in carne ed ossa, da «affetti caldi di simpatia umana», per dirla con Guglielmino1. La dimensione umana è infatti centrale nella narrazione.
Dal suo primo giorno a Firenze il ragazzo si accorge del valore di un possibile legame con gli uomini incontrati sulla piazza del mercato, intuisce come «solo facendosi amici cotesti uomini egli poteva conquistare per sempre la libertà incontro alla quale aveva marciato una notte intera.»
Il lavoro si svolge nel segno di un atteggiamento di solidarietà fra uomini che «si sarebbero [...] tolti la camicia per aiutarti in caso di bisogno». Una simile prospettiva si rivela dominante rispetto alle differenze di età o di mansione, alle verosimili rivalità, alle divergenze politiche.
Una narrazione che fa della contrapposizione fra muratori e padroni il suo fulcro, sembra voler soffermarsi il più leggermente possibile sul peso che ogni rivalità porta con sé. Si pensi al momento degli scontri conclusivi del grande sciopero, momento in cui gli stessi lavoratori sono divisi anche fisicamente fra loro, rispettivamente dentro e fuori dal cantiere. Ma persino in tale scenario, dove anche le note cromatiche intervengono a distanziare i gruppi contrapposti, il narratore non spende parole di commento e lascia l'espressione delle divergenze al solo discorso diretto dei muratori, inquadrabile per altro nell'ottica di tensioni momentanee.
I molteplici personaggi, centrali o incontrati di sfuggita, vengono presentati senza che ne siano lesinati i punti deboli, i vizi, le povertà o la disperazione, ma non sono accolti con atteggiamento giudicante. Lo stesso quartiere di San Frediano, da dove proviene Ersilia e comunemente considerato come raduno dei più fra i delinquenti fiorentini, viene qui dipinto anche nella sua veste schietta e genuina. Raramente vengono espresse antipatie forti e radicate: gli unici esempi si hanno forse con la scarsa stima di Metello ed Ersilia per i vicini di casa e con l'avversione dei lavoratori per il caporale di cantiere Crispi.
Le relazioni umane e i sentimenti che le percorrono – l'amicizia, la solidarietà, l'amore, ma anche la rivalità – trovano una rappresentazione «valida e misurata»2.
Nonostante l'atteggiamento fiducioso nella scelta degli elementi da mettere in risalto, la narrazione, però, è accompagnata dalla consapevolezza, progressivamente condivisa dal protagonista, di come ogni evento lasci una traccia: davanti alla fatica, alla povertà, al lutto o all'ingiustizia sociale è facile, da giovani, dimenticarsene, ma «resta la cicatrice, che prima o poi darà le sue trafitture, non ora».
1 S. Guglielmino, Neorealismo, evasione elegiaca, neo –avanguardia in Guida al Novecento, Principato, Milano, 1971, p. 298.
2 Ivi, p. 301.