Testo della poesia
1. Aprile, il giovinetto uccellatore,
2. a cui nitido il fiore
3. de le chiome pe’ belli òmeri cade,
4. ne ‘l cavo de la man, come un pastore,
5. in su le prime aurore
6. ha bevute le gelide rugiade.
7. Aprile, il giovinetto trovadore,
8. su le canne sonore
9. dice l’augurio a le nascenti biade:
10. i solchi irrigui fuman ne ‘l tepore,
11. un non so che tremore
12. le verdi cime de la messe invade.
13. Ecco la Bella! Ecco Isotta la blonda!
14. China, de la sua porta a ‘l limitare,
15. ella stringe il calzare
16. a ‘l piè che sanno i boschi. E il dì la inonda.
17. Toccan la terra, a l’atto de ‘l piegare,
18. i suoi capelli, in copia d’or profonda.
19. Oh, la faccia gioconda
20. che a pena da quel dolce oro traspare!
Parafrasi affiancata
1. Aprile, è come un giovane cacciatore di uccelli
2. Al quale la bella corona formata
3. Dai suoi capelli scende sulle spalle delicate
4. E si allunga sino al palmo della mano, come un pastore
5. Che alle prime luci dell’alba
6. Ha già bevuto la rugiada fredda lasciata dalla notte sui pascoli.
7. Aprile, è come un giovane musicista,
8. che con il suo flauto
9. dà il benvenuto al mondo alle colture che nascono nei campi,
10. i solchi di irrigazione esalano vapore scaldati dal sole primaverile
11. e un tremore di vento indefinito
12. scuote leggermente le punte ancora verdi delle spighe di grano.
13. Ecco che arriva la bella per eccellenza! Ecco la bionda Isotta!
14. Curva, sulla soglia della sua porta,
15. allaccia lo stivaletto
16. al piede delicato che conosce i sentieri dei boschi. E il sole la travolge con la sua luce.
17. Toccano il terreno, quando si piega,
18. i suoi folti capelli dal colore d’oro zecchino,
19. Oh, la sua faccia gioiosa compare
20. E si scorge appena tra le sue ciocche dorate!
Parafrasi discorsiva
[vv. 1-6] Aprile, è come un giovane cacciatore di uccelli al quale la bella corona formata dai suoi capelli scende sulle spalle delicate e si allunga sino al palmo della mano, come un pastore che alle prime luci dell’alba ha già bevuto la rugiada fredda lasciata dalla notte sui pascoli.
[vv. 7-12] Aprile, è come un giovane musicista, che con il suo flauto dà il benvenuto al mondo alle colture che nascono nei campi, i solchi di irrigazione esalano vapore scaldati dal sole primaverile e un tremore di vento indefinito scuote leggermente le punte ancora verdi delle spighe di grano.
[vv. 13-16] Ecco che arriva la bella per eccellenza! Ecco la bionda Isotta! Curva, sulla soglia della sua porta, allaccia lo stivaletto al piede delicato che conosce i sentieri dei boschi. E il sole la travolge con la sua luce.
[vv. 17-20] Toccano il terreno, quando si piega, i suoi folti capelli dal colore d’oro zecchino Oh, la sua faccia gioiosa compare e si scorge appena tra le sue ciocche dorate!
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Enjambements
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Analisi e Commento
Il discorso di Calen d’Aprile, noto anche come Sonetto di Calen d’Aprile, è la lirica d’apertura della sezione “Isaotta nel bosco” contenuta nell’Isottèo, o la Chimera, una delle prime raccolte poetiche dannunziane, risalente al 1890. Si tratta di un rifacimento della raccolta Isaotta Guttudauro, in cui la lirica era già contenuta, dedicata alla stessa eroina nel 1886 e poi ampliata con altri componimenti che segnano la definitiva svolta del poeta verso l’ideale poetico dell’estetismo.
Avendo la funzione di presentare l’ingresso della “Bella” Isotta, la lirica descrive un quadro primaverile – le calende d’Aprile, ossia i primi giorni del mese – dal carattere idilliaco e quasi mitico, in cui la forza della natura si risveglia in un trionfo di vita e sensualità su cui domina la figura dell’eroina dalle chiome d’oro e il viso giocondo che si prepara, travolta e “inondata” dalla luce del sole, all’uscita nei boschi. L’atmosfera evocata da D’Annunzio presagisce perciò quella comunione sensuale tra gli esseri umani e la natura che sarà poi pienamente sviluppata nei grandi capolavori di Alcyone come La sera fiesolana o La pioggia nel pineto.
In questa lirica e in tutta la raccolta D’Annunzio si prefigge l’obiettivo di citare e stravolgere la tradizione poetica italiana, imitando le forme e i temi della lirica del Duecento e del Trecento e evocando atmosfere leggendarie e cavalleresche. Le metafore con cui il mese d’aprile è descritto (assimilato a un giovane falconiere dalla chioma lunghissima e a un trovatore medievale) richiamano un medioevo fantastico e abitato da personaggi mitici. L’apparizione della donna, figura immersa nella luce del sole, evoca il concetto della donna-angelo di dantesca e petrarchesca memoria, ma se ne discosta nettamente nell’esaltazione della sensualità terrena e nel legame inscindibile con la natura di cui essa è signora e parte integrante, come accade alla Ermione della Pioggia nel pineto, che si trasforma nell’abbraccio con il suo amante in un essere vegetale.
L’elemento di ripresa e stravolgimento della tradizione è espresso anche nella forma metrica del componimento, che da titolo e struttura ricalca quella del sonetto, ma che aggiunge alla consueta formula delle due quartine e due terzine dei versi ulteriori che rendono di fatto il sonetto “ipertrofico”, composto da due sestine e due quartine. Anche il lessico, come sempre accade in D’Annunzio, è estremamente raffinato e aulico, volto a evocare l’inondazione di luce primaverile e l’atmosfera quasi ultraterrena in cui la figura femminile si staglia.
La tendenza all’eccesso della bellezza, dell’eros e delle passioni, manifestata tanto nella forma quanto nell’aulicità mitica della scena descritta, è dettata dalla consapevole scelta poetica per cui la vita “si fa opera d’arte”, principio cardine dell’estetismo tardo-ottocentesco, di cui D’Annunzio, con la sua vita da dandy e il riconoscimento quale poeta-vate dell’Italia di quel periodo, è uno dei maggiori esponenti europei.
Confronti
Sebbene D’Annunzio sia già nell’epoca in cui scrive Discorso di Calen d’Aprile poeta famoso e riconosciuto, la lirica e l’intero Isottèo appartengono alla prima fase poetica dello scrittore, che in questo periodo prende decisamente la strada ideologica che lo porta ad approfondire i temi del panismo, dell’estetismo e del decadentismo nelle Laudi e in particolar…
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