Testo della poesia
1. Nascondi le cose lontane,
2. tu nebbia impalpabile e scialba,
3. tu fumo che ancora rampolli,
4. su l’alba,
5. da’ lampi notturni e da’ crolli,
6. d’aeree frane!
7. Nascondi le cose lontane,
8. nascondimi quello ch’è morto!
9. Ch’io veda soltanto la siepe
10. dell’orto,
11. la mura ch’ ha piene le crepe
12. di valerïane.
13. Nascondi le cose lontane:
14. le cose son ebbre di pianto!
15. Ch’io veda i due peschi, i due meli,
16. soltanto,
17. che dànno i soavi lor mieli
18. pel nero mio pane.
19. Nascondi le cose lontane
20. Che vogliono ch’ami e che vada!
21. Ch’io veda là solo quel bianco
22. di strada,
23. che un giorno ho da fare tra stanco
24. don don di campane…
25. Nascondi le cose lontane,
26. nascondile, involale al volo
27. del cuore! Ch’io veda il cipresso
28. là, solo,
29. qui, solo quest’orto, cui presso
30. sonnecchia il mio cane.
Parafrasi affiancata
1. Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo)
2. tu, nebbia leggerissima e dal colore pallido e lattiginoso,
3. e anche tu, fumo che ancora ti sollevi in aria
4. sul far dell’alba
5. dopo i lampi notturni e il fragore
6. di frane nell’aria (=i tuoni)!
7. Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo),
8. devi nascondere alla mia vista quello che è morto!
9. In modo tale che io non veda altro che la siepe
10. dell’orto,
11. il suo muro di cinta, nelle cui crepe crescono fino a riempirle
12. le piante di valeriana.
13. Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo):
14. queste cose sono piene di dolore e lacrime!
15. In modo tale che io veda le due piante di pesco e di melo,
16. soltanto,
17. che producono i loro dolci frutti,
18. con i quali consolo le sofferenze della mia vita disperata (il pane nero).
19. Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo)
20. che vogliono che io riesca ad amare ed esca per il mondo!
21. In modo tale che io veda solo quella bianca
22. strada di selciato (che conduce al cimitero),
23. che nel giorno del mio funerale dovrò percorrere mentre intorno stancamente
24. rintoccheranno le campane funebri…
25. Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo)
26. nascondile, portale lontano ai desideri (“voli”)
27. del cuore! In modo tale che io veda il cipresso
28. laggiù, solitario,
29. solo questo orto, vicino al quale
30. dormicchia il mio cane.
Parafrasi discorsiva
Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo). Tu, nebbia leggerissima e dal colore pallido e lattiginoso, e anche tu, fumo che ancora ti sollevi in aria sul far dell’alba dopo i lampi notturni e il fragore di frane nell’aria (=i tuoni)!
Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo), devi nascondere alla mia vista quello che è morto! In modo tale che io non veda altro che la siepe dell’orto, il suo muro di cinta, nelle cui crepe crescono fino a riempirle le piante di valeriana.
Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo): queste cose sono piene di dolore e lacrime! In modo tale che io veda le due piante di pesco e di melo, soltanto, che producono i loro dolci frutti, con i quali consolo le sofferenze della mia vita disperata (il pane nero).
Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo) che vogliono che io riesca ad amare ed esca per il mondo! In modo tale che io veda solo quella bianca strada di selciato (che conduce al cimitero), che nel giorno del mio funerale dovrò percorrere mentre intorno stancamente rintoccheranno le campane funebri…
Nascondi con il tuo velo le cose lontane (nel tempo e dal mondo), nascondile, portale lontano ai desideri (“voli”) del cuore! In modo tale che io veda il cipresso laggiù, solitario, solo questo orto, vicino al quale dormicchia il mio cane.
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Allitterazioni
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Analisi e Commento
I Canti di Castelvecchio si propongono di continuare il programma poetico iniziato con la precedente raccolta Myricae: alle immagini quotidiane della vita di campagna, si alternano continuamente i temi della tragedia famigliare e delle ossessioni segrete del poeta, come l’eros e la morte. La collocazione delle liriche all’interno della raccolta è attentamente studiata secondo un ordine che segue quello delle stagioni.
Nel componimento Nebbia, Pascoli si rivolge alla nebbia personificata, elemento ricorrente della sua poesia, chiedendole di nascondergli ciò che è lontano nel tempo (le cose passate) e nello spazio (le cose lontane), perché provoca solo pianto e dolore. La nebbia non è descritta oggettivamente (come, ad esempio, in San Martino di Carducci), bensì assume un forte significato simbolico, diventando una barriera difensiva che il poeta erge tra sé e il mondo esterno, affinché lo protegga dall’ignoto e dalla morte, lasciandogli vedere solo ciò che è vicino, le poche e umili cose rassicuranti perché appartengono al “nido” (la casa, il giardino, le piante, il cane), quindi assicurandogli un po’ di serenità. La vita viene vista in una luce negativa, mentre l’atteggiamento nei confronti della morte è ambivalente. Emerge, tuttavia, anche una contraddizione: come dimostra il verso “che vogliono ch’ami e che vada”, il mondo esterno che da un lato spaventa terribilmente il poeta, dall’altro lo attrae: è molto legato al “nido”, ma coltiva anche una segreta attrazione per il mondo esterno. Secondo Gianfranco Contini, a ragione, questa lirica può essere considerata “un’allegoria generale del mondo poetico pascoliano”, perché contiene tutte le tematiche e le contraddizioni tipiche della sua poetica.
Il lessico della poesia Nebbia, oscillante tra termini semplici e quotidiani e vocaboli aulici e danteschi, come è tipico del Simbolismo, prevede sempre due livelli di lettura, quello letterale e quello simbolico. La “valeriana” è da intendere come simbolo dell’oblio, la siepe e il muro dell’orto sono simboli di protezione dal mondo esterno; il cipresso è evidentemente immagine della morte, mentre il cane rappresenta la fedeltà e gli affetti domestici; la metafora “aeree frane” per indicare il tuono è molto forte e rimanda ad apocalissi cosmiche. La percezione del poeta va oltre la realtà per sconfinare nel simbolismo: la precisione dei termini non ha nulla di realistico, ma diventa profondamente evocativa. Le frequenti ripetizioni conferiscono alla poesia un ritmo cantilenante; il ritmo è continuamente spezzato da punteggiatura, pause, enjambements. I periodi hanno una struttura simmetrica, cosicché la struttura sintattica appare molto ripetitiva per mettere particolarmente in evidenza i nuclei tematici sui quali Pascoli intende focalizzare l’attenzione.
Confronti
Nebbia contiene moltissimi riferimenti tanto ai motivi tipici del resto della produzione pascoliana quanto alla poesia italiana precedente o pressoché contemporanea all’autore. All’interno di Myricae, ad esempio, è presente il trittico di poesie dal titolo…
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