A Silvia Albertazzi
Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.
Rodari
Come mai nessuno impara quel che dovrebbe, Sir Jasper?
Woolf
Mr Pip di Lloyd Jones è la riscrittura di Great Expectations (Grandi speranze) di Charles Dickens. O meglio, prende senz’altro le mosse da Great Expectations: si ritrovano nomi, personaggi, storie raccontate da Dickens, ma poi diventa totalmente qualcosa d’altro.
Il racconto, da Londra, si sposta in un’isola sperduta al largo delle Coste del Pacifico: Buganvillea, conosciuta da Jones quando era reporter durante la guerra. L’isola è molto piccola e ci sono pochi abitanti, isolati dal mondo, tra loro e il mondo ‘civile’ un immenso oceano; regrediscono a uno stato di vita ‘primitivo’. Il romanzo, o meglio, l’idea del romanzo, nasce da un’immagine: Lloyd Jones dice di aver visto un solo uomo bianco nell’isola che portava su di una carriola una donna nera. Da quest’immagine, allora, si sviluppa tutta la storia.
Lo sapeva bene Virginia Woolf quanto è fondamentale seguire quest’immagine che ‘piove dentro’1 alla fantasia degli scrittori. Del suo romanzo, To the Lighthouse, dice infatti che, “il centro è il personaggio di papà, seduto in barca, che recita ‘Noi perimmo, ciascuno era solo’, mentre schiaccia uno sgombro morente”2. Ecco, allora, nella mente di uno scrittore balena un’immagine e, dando spazio, seguito, respiro a quest’immagine, la si compone, poi, in un libro, in una storia. Mr Pip parte, dunque, da quest’immagine di un uomo bianco, che poi si definirà nella figura di Mr Watts, che spinge una donna nera su una carriola.
Non è un caso, credo, che tutto parta dall’immagine di Mr Watts: è lui, infatti, il personaggio che accompagna il lettore e gli altri personaggi alla scoperta del personaggio principale, del centro di tutta la storia: la lettura, i libri e, in particolare, un libro: Great Expectations. Lloyd Jones, grazie a Mr Watts, fa vedere quanto bisogno ci sia di letteratura perché, come diceva Calvino, “ci sono cose che solo la letteratura può dare con i suoi mezzi specifici”3. Solo la letteratura, allora, e niente altro, nessun altro.
Il punto del nostro discorso in questo settimo saggio è proprio questo: la lettura; l’importanza della letteratura affinché, come abbiamo detto prima con Rodari, ‘nessuno sia più schiavo’4.
Innanzitutto, nel romanzo, la lettura attraversa due momenti. Nel primo, c’è sicuramente una lettura di evasione: Mr Watts apre una scuola nel villaggio, e legge ai bambini qualcosa che possa portarli lontano, farli evadere dunque dalla triste realtà in cui vivono (la guerra). “C’è un oltre in tutto”5, diceva Serafino Gubbio; ed è oltre quel tutto disastroso in cui vivono che la lettura di Great Expectations (Grandi speranze) porta i bambini.
Abbiamo già parlato prima del forte potere terapeutico della lettura, ma vale la pena, forse, sottolineare la capacità di evasione che ha un buon testo narrativo. I bambini, infatti, grazie alla lettura di Mr Watts riescono a entrare, a vivere in quel mondo altro e popolato di “êtres à qui on avait donné plus de son attention et de sa tendresse qu’aux gens de la vie” (L, p. 24); riescono insomma a vedere che c’è un altro mondo possibile, che non dappertutto c’è la guerra. Già la lettura di per sé, il fatto di prendere in mano un libro, riunire una classe di bambini e leggere loro, è un atto coraggioso, un atto d’amore. Significa fermarsi un attimo, dire all’altro che è importante, che va tutto bene e dedicare del tempo anche a lui. “Se a tutti fossero state lette delle storie”, sostiene J. K. Rowling, “il mondo sarebbe migliore. Tutti avrebbe ricevuto amore, affetto, attenzione”6.
Nella prima parte, allora, Mr Watts apre la scuola e legge per mostrare un altro mondo da quello quotidiano dei bambini e per insegnargli, in qualche modo, a superare la triste realtà.
È un’utopia (sembrerebbe), in mezzo a tanti che non leggono (ancora), come i branchi di zebre inseguite dal leopardo. Mentre è importante “addossarsi” l’abito della lettura per poter diventare, nella vita, zebre che inseguono il leopardo. E riescono a scalciarlo via, lui trascinatore di inquiete paure. Chi può dare questa forza alle zebre non può essere che la scuola. La scuola. La scuola. La scuola benedetta, quando non è ignorante7.
Nella prima parte accade anche un’altra cosa, molto importante: Mr Watts insegna ai bambini a nominare, dare un nome e alle cose e alle persone. Dare un nome è assolutamente significativo: nominare le cose, e lo si può vedere già da tempi biblici, è il primo modo per farle esistere. La prima cosa che Adamo fa è “dare un nome a tutti gli esseri viventi”8; il nome è quello che ci distingue e ci rende unici.
Nel romanzo, Mr Watts non viene da subito chiamato col suo nome: è, già dalla prima riga del testo, “Occhi a palla” per via della sporgenza dei suoi occhi; e tutti, bambini e adulti, lo chiamano così. Ma, ed è un passaggio significativo, quando apre la scuola e diventa l’insegnante dei bambini, diventa Mr Watts perché anche il nome è fondamentale, perché non si affida l’educazione a un “Occhi a palla” chiunque. “Occhi a palla” diventa Mr Watts nel momento esatto in cui apre la scuola, in cui decide di insegnare ai bambini, di prendere in mano le loro vite e riempirle di quelle che, nonostante i tempi in cui vivevano loro, e anche quelli in cui viviamo noi, sono le cose più importanti; le uniche, comunque, in grado di portare dei bambini di un’isola sperduta del Pacifico a diventare uomini, di portare un “Occhi a palla” qualunque a essere maestro e insegnante: la scuola e l’educazione.
Anche la questione dell’educazione viene fortemente tematizzata in Great Expectations che, possiamo dirlo con Brooks, “se è una versione particolarmente sinistra di Bildungsroman ciò si deve in una certa misura anche alla letteralizzazione delle metafore relative all’istruzione e all’educazione”9. E le metafore sono, ad esempio, quelle che la sorella di Pip prende, appunto, letteralmente: ‘tirare su con le mani’, etc. Un’educazione, allora, impartita attraverso la paura, la minaccia, la censura di tutti i comportamenti e che nasce dalla certezza della sorella che ‘Pip finirà male’. Vedremo più avanti i diversi modi della lettura sia in Mr Pip che in Great Expectations, ma possiamo già anticipare che anche questa è una lettura: la sorella, allora, che legge o rilegge la vita di Pip partendo dalla convinzione che quella vita ‘finirà male’.
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