Introduzione

Una vita è il romanzo d’esordio di Italo Svevo, passato lungamente in sordina presso il pubblico sino alla completa rivalutazione dell’autore dopo il grande successo del romanzo psicologico La coscienza di Zeno. Ispirandosi al romanzo realista francese dell’Ottocento, in primis Il rosso e il nero di Stendhal e le creazioni di Honoré de Balzac, Svevo mette in scena il fallito tentativo di ascesa sociale del suo protagonista, Alfonso Nitti. A impedire il successo del personaggio non sono però i meccanismi spietati della società, ma la stessa incapacità di Nitti di portare a termine i propri propositi. Si prefigura così la storia di “un inetto” (primo titolo scelto da Svevo per il libro), il tipico protagonista di tutti i romanzi successivi dell’autore, che è frenato nei suoi propositi dai suoi stessi complessi di alienazione e inadattabilità alla vita.

Temi principali

Una vita porta lo stesso titolo, tradotto, di un romanzo di Guy de Maupassant, Une vie, uscito nel 1883. Sebbene lo stesso Svevo ebbe a dichiarare che si trattasse solo di una coincidenza, è innegabile quanto lo scrittore triestino sia stato influenzato in questo romanzo da autori francesi come Stendhal, Balzac, Zola e lo stesso Maupassant. Una vita rielabora infatti il personaggio dell’arrampicatore sociale e propone un’ottica naturalista (sarebbe a dire estremamente fedele alla realtà sociale) sul mondo borghese e cittadino che descrive. Il carattere estremamente innovativo del romanzo di Svevo prefigura quella che sarà l’anima dei suoi romanzi successivi e pienamente novecenteschi: il fallimento di Nitti è causato dalla sua inettitudine, sarebbe a dire dall’impossibilità congenita per un personaggio come lui di adattarsi a un mondo, finanziario e competitivo, dall’aspetto completamente nuovo.

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