Testo della poesia
1. Solo et pensoso i più deserti campi
2. vo mesurando a passi tardi et lenti,
3. et gli occhi porto per fuggire intenti
4. ove vestigio human la rena stampi.
5. Altro schermo non trovo che mi scampi
6. dal manifesto accorger de le genti,
7. perché negli atti d’alegrezza spenti
8. di fuor si legge com’io dentro avampi:
9. sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
10. et fiumi et selve sappian di che tempre
11. sia la mia vita, ch’è celata altrui.
12. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
13. cercar non so, ch’Amor non venga sempre
14. ragionando con meco, et io co·llui.
Parafrasi affiancata
1. Solo e pensieroso i più deserti campi
2. percorro a passo lento
3. e tengo gli occhi attenti affinché io possa fuggire
4. i luoghi segnati da piede umano.
5. Non trovo altro riparo per salvarmi
6. dal fatto che la gente comprende (=il poeta si riferisce alla comprensione del suo stato interiore),
7. perché negli atti privi di allegria
8. si legge esteriormente come io dentro ardo;
9. tanto che io credo ormai che sia i monti, le pianure,
10. i fiumi e i boschi sappiano di che tenore
11. sia la mia vita, che è nascosta agli altri.
12. Ma tuttavia vie così impervie e solitarie
13. non so cercare, che Amore non venga sempre
14. a parlare con me ed io con lui.
Parafrasi discorsiva
Solo e pensieroso percorro a passo lento i più deserti campi e tengo gli occhi attenti affinché io possa fuggire i luoghi segnati da piede umano. Non trovo altro riparo per salvarmi dal fatto che la gente comprende (=il poeta si riferisce alla comprensione del suo stato interiore), perché negli atti privi di allegria si legge esteriormente come io dentro ardo; tanto che io credo ormai che sia i monti, le pianure, i fiumi e i boschi sappiano di che tenore sia la mia vita, che è nascosta agli altri. Ma tuttavia non so cercare vie così impervie e solitarie che Amore non venga sempre a parlare con me ed io con lui.
Figure Retoriche
-
Endiadi
-
Iperbato
Nelle verifiche e negli esercizi vengono sempre chieste le figure retoriche e la loro spiegazione.
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Analisi e Commento
Solo et pensoso, scritto nel 1337, è uno dei sonetti più famosi dei Rerum vulgarium fragmenta di Petrarca, che prenderanno poi successivamente il nome d’una indicazione di genere – Canzoniere – per il tasso innovativo che lo caratterizza. Petrarca infatti conferisce al Canzoniere una struttura organica, ordinando i singoli microtesti in una struttura dotata di un suo significato complessivo.
Protagonista del Canzoniere di Petrarca è sì Laura, sì gli storici protettori del poeta (i Colonna), ma soprattutto Petrarca stesso e gli effetti che il suo amore per Laura produce nel suo animo. L’amore, che caratterizza l’opera ed il poeta, è un amore tormentato, che investe sia l’anima che il corpo. È un amore oscillante tra la passione dei sensi e il vagheggiamento ideale. Un amore inteso come traviamento, da cui il poeta spesso vuole liberarsi per poi però ricadere nel vagheggiamento e nella preghiera.
La natura tormentata di questo amore è evidente nel sonetto Solo et pensoso. La retorica che il poeta utilizza è quella tipica degli opposti: antitesi, anastrofe, iperbato; tutta funzionale ad esprimere la natura opposta del sentimento e l’effetto che esso ha sul suo animo. Nel componimento, che procede lento a causa dell’accentazione dilatata (che rimarca a livello metrico i “passi tardi et lenti”), il poeta è tutto intento alla fuga, alla volontà della solitudine per non divenire oggetto, a causa del suo stato interiore (rimarcato dalla metafora del v.8 “dentro avampi”), del vociare della gente. Il gioco degli opposti è evidente in particolare nell’antitesi del v.8 (“di fuor si legge com’io dentro avampi”), dove l’effetto del sentimento amoroso è giocato tra esteriorità, che rivela il sentimento, e l’interiorità del poeta, che arde nella passione dell’amore.
Nel componimento è quindi evidente come il sentimento amoroso venga vissuto come traviamento dell’animo, come tormento; ed è naturale conseguenza la fuga, non solo dalla gente, ma anche, per certi versi, dal sentimento amoroso stesso. La ricerca della solitudine costringe il poeta a vagare nella natura che, caratterizzata da un paesaggio deserto e segnato solo da pochi riferimenti indeterminati, diventa parte integrante dell’Io lirico, manifestazione del suo tormento. Una solitudine che però, è evidente nell’ultima terzina, non si realizza, poiché l’Io del poeta viene affiancato dall’onnipresente Amore (sentimento in questo componimento, come sarà in tanti altri, evidentemente tirannico) che, personificato come in tutta l’opera, dice il poeta, “venga sempre ragionando con meco”.
Si noti, inoltre, come il gioco oppositivo sul quale è costruito il componimento, si vada in certo senso a pacificare nel ritmo musicale e dalla simmetria della sintassi.
Note.
Il latinismo “et” è da intendere solo graficamente e non da adattare alla lettura che sarà “e”. Alcuni libri di testo riportano infatti “e”.
Confronti
Il sonetto “Solo et pensoso” di Petrarca presenta una serie di confronti sia con altri componimenti e opere di Petrarca stesso e sia con altri autori. Il sonetto si può innanzitutto confrontare con quello proemiale della stessa opera…
Domande di verifica sono spesso basate sui confronti tra diverse opere e autori.
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Domande e Risposte
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“ALLITTERAZIONE: è una figura retorica che consiste nella ripetizione di una lettera, di una sillaba o più in generale di un suono all’inizio di parole successive (Coca Cola, Marilyn Monroe, Deanna Durbin, Mickey Mouse, Cip & Ciop). Pone l’attenzione sui rapporti tra le parole fonicamente in rilevanza.” Quindi credo proprio che al verso 1 non ci sia un’ allitterazione di S dal momento che le “S” non si trovano all’inizio delle parole ma in mezzo!!!
Inoltre non capisco come “vo mesurando” possa essere una metafora….
Cara Irene, l’allitterazione non contempla la ripetizione esclusiva a inizio parola. Ad esser più precisi in questo caso, si può modificare ampliando l’allitterazione all’intera sillaba “so”, ma questo non cambia quanto detto.
Per quanto riguarda la metafora “vo mesurando”, ad indicarla è Gianfranco Contini, uno dei più importanti critici del ‘900.
Spero di aver risposto ai tuoi dubbi :). A presto.
L’iperbato dovrebbe essere presente anche nel verso 7, ovvero: “perchè negli ATTI d’allegrezza SPENTI” (ho riportato in maiuscolo i termini che dovrebbero trovarsi accostati) sbaglio ?
Grazie,
Luca.
Ciao Luca,
non mi pare il caso di parlare di iperbato. Non c’è un’inversione, non si può parlare di ordo artificialis. “atti d’allegrezza” sono da ritenere insieme.
Un saluto
ciao! scusa mi potreste dire se ci sono altre allitterazioni, consonanze o assonanze? grazie mille 🙂
Ciao Linda,
si potrebbe parlare di allitterazione della sillaba “co” dell’ultimo verso e di una prevalenza di suoni vocalici aperti nelle parole-rima delle quartine. Assonanze (non a fine verso) si notano facilmente. Ti faccio degli esempi: solo/pensoso; campi/ tardi/stampi
Puoi continuare tu a verificarne altre, eventualmente anche consonanze. I fenomeni di suono non sono difficili da rilevare e per te sarà un buon esercizio!
Un saluto
Scusate ma da quante sillabe sono composti i versi?
grazie in anticipo!!!!;)
ah scusate ho capito, ma quando stavo provando a farlo nn mi venivano 11 sillabe me ne venivano 13!
Scusate il disturbo ma mi piacerebbe sapere come é stata fatta la divisione.
Grazie.
Saluti 😉
Il tuo dubbio nasce dal fatto che non hai tenuto conto della cosiddetta sinalefe, quel fenomeno secondo il quale la vocale finale di una parola e l’iniziale della successiva valgono come una sola sillaba.
Es. So/lo et/ pen/so/so i/ più/ de/ser/ti/ cam/pi
Ricorda inoltre di verificare sempre la posizione dell’ultimo accento. Come vedi l’accento tonico cade sulla decima sillaba e non sull’undicesima (potresti trovarti di fronte a versi di 10 sillabe che hanno tonica l’ultima ed avresti ugualmente un endecasillabo). Più che il numero di sillabe, sono fondamentali gli accenti.
Ad ogni modo (mi pare l’hai capito leggendo meglio) “Solo et pensoso” è un sonetto, una forma metrica che nella sua forma tipica (ci sono anche varianti) è composto da 14 endecasillabi.
Un saluto
Scusate ma nel v.14 non c’è un chiasmo di meco et io collui??
Sì Manuel, pur non essendo eccessivamente marcato.
Un saluto
Ciao,
mi sto esercitando nella ricerca di alcune figure retoriche all’interno di poesie. In questo caso ho voluto cercare gli enjambements e quelli che avrei trovato sono:
I più deserti campi/vo mesurando (versi 1-2)
di che tempre sia/la mia vita (versi 10-11)
sì selvagge/cercar non so (versi 12-13)
non venga sempre/ragionando con meco (versi 13-14)
Mi potresti dare un opinione riguardo ciò?
Ringrazio in anticipo
Allora, com’è scritto (a questo punto li aggiungerò anche nello specchietto delle analisi), ci sono diversi enjambements. Chiariamo subito che, in generale, sono scarsamente inarcati. Allora, sono d’accordo con 1-2; 10-11; 12-13; 13-14 e direi anche 5-6. D’altronde, ti ribadisco di tener a mente il “grado” dell’inarcatura: sicuramente un dettaglio di non poco conto per l’impatto che ha a livello ritmico/musicale.
Wow, sono bastate le tue parole “grado dell’inarcatura” per aprirmi un mondo! Ti ringrazio tantissimo!
Non preoccuparti per il “ritardo”, ne ho approfittato per fare un giro in questo bellissimo sito!
Ciao. Senti vorrei sapere quali sono i temi principali di questo sonetto e se mi potresti aiutare a fare la sintesi max 4 righe ed un’altra max 1 rigo, sempre su questa poesia. Grazie in anticipo 🙂
quali sono li stati d’animo e gli atteggiamenti di Petrarca nella poesia solo et pensoso?
E’ urgentissimo!!!
grazie in anticipo
🙂
Ciao Alessia, perdona davvero il ritardo. Com’è scritto nel commento, si nota la natura tormentata del sentimento amoroso che si ripercuote sull’animo del poeta. Petrarca è tutto intento alla fuga, alla volontà della solitudine per non divenire oggetto, a causa del suo stato interiore (rimarcato dalla metafora del v.8 “dentro avampi”), del vociare della gente. Il sentimento amoroso viene vissuto come traviamento dell’animo, come tormento e questo lo porta alla ricerca della solutidine.
Spero non sia troppo tardi :). A presto!
grazie mille,
grazie a voi sono riuscito a fare:
PARAFRASI
ANALISI DEL TESTO
CONSIDERAZIONI
senza di voi ero nel buio totale.
ciao
Ci fa davvero piacere Davide. A presto 😉
A me sarebbe piaciuto conoscere l’accento tonico del vocabolo “anastrofe”.
In altre parole: è piana oppure sdrucciola? Grazie per la cortesia.
Ciao Giancarlo. La parola è sdrucciola, dunque anàstrofe. Un caro saluto e a presto.
Grazie per la cortesia. Giancarlo
Figurati Giancarlo. A presto.
Salve.
Vorrei sapere qual’è l’autoritratto dell’ io ricavabile dal testo e quali sono le relazioni che si stabiliscono tra l’io, gli altri e il paesaggio. inoltre se è possibile vorrei sapere i procedimenti metrico-formali e le figure retoriche più significative, anche in relazioni ai temi del testo.
grazie mille 🙂
Ciao Sara, le risposte alle domande che chiedi sono tutte deducibili dall’analisi. Nelle parti “figure retoriche” e “commento”, leggi con attenzione e vedrai che saprai rispondere :).
quale funzione espressiva svolge il polisindeto ”monti e piagge/ e fiumi e selve”?
Ciao Sofia, in generale l’effetto del polisindeto può essere quello di un accumulo di intensità, o anche (come in questo caso) può creare un effetto di ampliamento descrittivo e concettuale.
A presto 😉
questo sito è fatto veramente bene ma è soprattutto utilissimo 😉
grazie mille per l’aiuto.
Di nulla Julian, a presto 😉
il mio libro di letteratura riporta che le meteafore sono due ai versi 7 con “spenti” e 8 con “avampi” non so quale sia giusto?
E’ accettabile anche quella al verso 7 con “spenti” che segnala il tuo libro. Le altre due da noi segnalate (v.2; v. 8: “vo mesurando”; “com’io dentro avampi”) sono sicuramente esatte. Un saluto :).
Salve! Potrerme aiutarmi con lo schema di rime, o meglio il tipo di rime che troviamo nel sonetto?
Ciao Eva, come si legge nello specchietto in alto di fianco alla poesia, lo schema delle rime è questo: ABBA-ABBA-CDE-CDE (incrociata nelle quartine e ripetuta nelle terzine). Un saluto.
salve!
scusaste, volevo sapere se sbaglio a dire che a verso 10 è presente una enumerazione per polisindeto. Secondo voi è giusto o sto facendo una gaffe?
Sì Loredana, l’abbiamo segnalata solo come polisindeto ma possiamo parlare di enumerazione per polisindeto. A presto 😉
Ciao scusa, vorrei chiederti in quali versi si trovano gli enjambement
Salve, per quanto riguarda “tardi et lenti” (v. 2) io più che un’endiadi l’ho interpretata come una dittologia sinonimica, come anche “aspre … selvagge” (v. 12). Inoltre ai versi 12 e 13 possiamo notare una litote (né … non … non) oppure sbaglio? Grazie in anticipo e grazie per la parafrasi che ho trovato molto utile (come del resto anche l’analisi e il commento).
Scusate una domanda
Et monti et piagge
et fiumi et selve
Non è un’enumerazione
Se non è cosi scusate l’ignoranza
Ciao Carmine, sì, dici bene. L’abbiamo segnalata solo come polisindeto ma possiamo parlare di enumerazione per polisindeto. Grazie del commento e a presto 😉