Testo della poesia
1. La donzelletta vien dalla campagna,
2. in sul calar del sole,
3. col suo fascio dell’erba, e reca in mano
4. un mazzolin di rose e di viole,
5. onde, siccome suole,
6. ornare ella si appresta
7. dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
8. Siede con le vicine
9. su la scala a filar la vecchierella,
10. incontro lá dove si perde il giorno;
11. e novellando vien del suo buon tempo,
12. quando ai dí della festa ella si ornava,
13. ed ancor sana e snella
14. solea danzar la sera intra di quei
15. ch’ebbe compagni dell’etá piú bella.
16. Giá tutta l’aria imbruna,
17. torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
18. giú da’ colli e da’ tetti,
19. al biancheggiar della recente luna.
20. Or la squilla dá segno
21. della festa che viene;
22. ed a quel suon diresti
23. che il cor si riconforta.
24. I fanciulli gridando
25. su la piazzuola in frotta,
26. e qua e lá saltando,
27. fanno un lieto romore:
28. e intanto riede alla sua parca mensa,
29. fischiando, il zappatore,
30. e seco pensa al dí del suo riposo.
31. Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
32. e tutto l’altro tace,
33. odi il martel picchiare, odi la sega
34. del legnaiuol, che veglia
35. nella chiusa bottega alla lucerna,
36. e s’affretta, e s’adopra
37. di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
38. Questo di sette è il piú gradito giorno,
39. pien di speme e di gioia:
40. diman tristezza e noia
41. recheran l’ore, ed al travaglio usato
42. ciascuno in suo pensier fará ritorno.
43. Garzoncello scherzoso,
44. cotesta etá fiorita
45. è come un giorno d’allegrezza pieno,
46. giorno chiaro, sereno,
47. che precorre alla festa di tua vita.
48. Godi, fanciullo mio; stato soave,
49. stagion lieta è cotesta.
50. Altro dirti non vo’; ma la tua festa
51. ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
Parafrasi affiancata
1. La giovane contadina torna dai campi
2. al tramonto del sole
3. con il fascio d’erba e porta in mano
4. un mazzetto di rose e viole,
5. con il quale, come è usanza,
6. si prepara ad abbellire
7. il seno ed i capelli, domani per il giorno di festa.
8-9. La vecchietta siede sulle scale a filare con le vicine,
10. rivolta al tramonto, alla direzione in cui il giorno finisce;
11. e inizia a raccontare della sua giovinezza,
12. quando si faceva bella nei giorni di festa
13. e, ancora in salute e in forma,
14. era solita ballare la sera
15. con quelli che furono compagni della sua giovinezza, della sua età più bella.
16. Tutta l’aria si oscura già,
17-19. il cielo ritorna azzurro e le ombre, alla luce bianca della luna sorta da poco, tornano a vedersi giù dai colli e dai tetti.
20. Ora la campana annuncia
21. la festa che arriva
22. e si potrebbe dire che a quel suono
23. l’animo trova conforto.
24. I ragazzi, gridando
25. a gruppi nella piazzetta
26. e saltellando qua e là,
27. producono un rumore che rende felici:
28-29. e intanto lo zappatore ritorna a casa per il suo pasto frugale fischiettando
30. e pensa tra sé e sé al suo giorno di riposo.
31. Poi, quando intorno è spenta ogni altra luce
32. e tutto il resto è in silenzio,
33. senti picchiare il martello, senti il rumore della sega
34. del falegname che sta sveglio
35. alla luce della lucerna nel chiuso della sua bottega
36. e si affretta e si dà da fare
37. per finire il suo lavoro prima del sorgere del sole.
38. Questo (il sabato), tra sette giorni, è il più amato, 39. pieno di speranza e di gioia:
40. domani (domenica) la tristezza e la noia
41-42. riempiranno le ore e ciascuno tornerà col pensiero al suo lavoro consueto.
43. Ragazzo spensierato,
44. questa età giovanile
45. è come un giorno pieno di allegria,
46. un giorno chiaro, sereno,
47. che precede la tua maturità.
48. Sii felice, ragazzo mio; questa è una condizione felice,
49. un’età serena.
50-51. Non voglio dirti altro; ma non ti sia di peso che la tua maturità tardi ancora a giungere.
Parafrasi discorsiva
La giovane contadina torna dai campi al tramonto del sole con il fascio d’erba e porta in mano un mazzetto di rose e viole, con il quale, come è usanza, si prepara ad abbellire il seno ed i capelli, domani per il giorno di festa. La vecchietta siede sulle scale a filare con le vicine, rivolta al tramonto, alla direzione in cui il giorno finisce; e inizia a raccontare della sua giovinezza, quando si faceva bella nei giorni di festa e, ancora in salute e in forma, era solita ballare la sera con quelli che furono compagni della sua giovinezza, della sua età più bella. Tutta l’aria si oscura già, il cielo ritorna azzurro e le ombre, alla luce bianca della luna sorta da poco, tornano a vedersi giù dai colli e dai tetti. Ora la campana annuncia la festa che arriva e si potrebbe dire che a quel suono l’animo trova conforto. I ragazzi, gridando a gruppi nella piazzetta e saltellando qua e là, producono un rumore che rende felici: e intanto lo zappatore ritorna a casa per il suo pasto frugale fischiettando e pensa tra sé e sé al suo giorno di riposo.
Poi, quando intorno è spenta ogni altra luce e tutto il resto è in silenzio, senti picchiare il martello, senti il rumore della sega del falegname che sta sveglio alla luce della lucerna nel chiuso della sua bottega e si affretta e si dà da fare per finire il suo lavoro prima del sorgere del sole.
Questo (il sabato), tra sette giorni, è il più amato, pieno di speranza e di gioia: domani (domenica) la tristezza e la noia riempiranno le ore e ciascuno tornerà col pensiero al suo lavoro consueto.
Ragazzo spensierato, questa età giovanile è come un giorno pieno di allegria, un giorno chiaro, sereno, che precede la tua maturità. Sii felice, ragazzo mio; questa è una condizione felice, un’età serena. Non voglio dirti altro; ma non ti sia di peso che la tua maturità tardi ancora a giungere.
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Analisi e Commento
Il sabato del villaggio fa parte dei cosiddetti “grandi idilli” e fu composto a Recanati nel 1829, subito dopo La quiete dopo la tempesta, con la quale presenta diverse analogie: ha la stessa struttura, con prima una parte descrittiva, poi una riflessione che prende le mosse dalla descrizione precedente. Inoltre, i due idilli sono complementari anche dal punto di vista tematico, in quanto nella Quiete il piacere era visto come assenza di dolore, mentre qui è l’attesa e l’illusione, destinata ad essere delusa, di un godimento futuro.
Si tratta di tematiche tipiche degli idilli leopardiani: le illusioni e le speranze della giovinezza, il ricordo, i quadri di vita paesana con le suggestioni date dalle immagini “vaghe e indefinite”, unite, però, nei cosiddetti “grandi idilli”, ad un pessimismo assoluto e ad una lucida consapevolezza dell’”arido vero”. Per questo, le immagini liete sono spesso create dalla memoria e si accompagnano sempre alla consapevolezza del dolore e della loro illusorietà.
Il sabato simboleggia l’attesa di qualcosa di più piacevole e lieto: tutti lavorano più alacremente, pensando che quello successivo sarà un giorno di riposo; ma quando arriva finalmente la domenica a dominare sono tristezza e noia e il pensiero va subito alle consuete fatiche che ci aspettano il giorno successivo. Il sabato, dunque, è come la giovinezza, ricca di attese e illusioni; mentre la domenica simboleggia le delusioni dell’età più matura. Per questo, Leopardi invita il suo “garzoncello scherzoso” a cogliere l’attimo e a godersi la sua giovane età, senza preoccuparsi del domani: non bisogna aspettarsi goie future, perché, come la domenica delude le attese del sabato, così l’età adulta è destinata a deludere le attese della giovinezza.
Il quadro di vita paesana, che si apre con la contrapposizione tra la “donzelletta” (v. 1), simbolo dei piaceri della giovinezza, e la “vecchierella” (v. 9) che rappresenta il ricordo dei piaceri passati, non ha nulla di realistico, sia perché rimanda a numerosi precedenti letterari, sia perché il paesaggio descritto è simbolico e ricco di quelle immagini “vaghe e indefinite” tanto care a Leopardi, perché permettono di evocare vastità e lontananze che stimolano l’immaginazione. Proprio a quest’esigenza di indeterminatezza risponde anche l’accostamento di rose e viole, inverosimile perché si tratta di fiori che fioriscono in mesi diversi e, per questo, criticato da Pascoli in un celebre saggio del 1896.
La parte finale di riflessione, a differenza di quella della Quiete, è breve e pacata; il colloquio col ragazzo non è angoscioso, ma affettuoso e delicato e vi sono evocate immagini di vita, legate al campo semantico delle gioie della giovinezza: “età fiorita” (v. 44), “chiaro”, “sereno” (v. 46), “festa” (vv. 47 e 50), “soave” (v. 48), “lieta (v. 49)”. Infatti, il poeta qui invita il ragazzo a non addentrarsi oltre l’angusto spazio dell’illusione giovanile, ma a godersela appieno, prima che l’”arido vero” della maturità arrivi a rovinarla. La tenerezza e l’affetto del poeta sono dimostrati anche dall’uso costante di diminutivi: “donzelletta” (v. 1), “mazzolin” (v. 4), “vecchierella” (v. 9), “piazzuola” (v. 25), “garzoncello” (v. 43).
Confronti
In questo componimento Leopardi vuole evocare la dolcezza delle illusioni e si sofferma su immagini quiete ed astratte e quindi non corrispondenti a quelle del mondo reale. Giovanni Pascoli, in un’annotazione presente in un saggio del 1896…
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ottima sia la parafrasi che il commento!!! un grazie infinito =)!!!!!!mi è stata utilissima…
Grazie a te dada! Esprimeteci sempre il vostro apprezzamento, per noi è davvero importante :).
molto utile e chiara anche per gli zucconi come me..grazie!
Figurati Alessandro! Mi raccomando, se qualche analisi ti sembra da semplificare non ti fare mai scrupoli e faccelo sapere tramite commento e email! A presto 😉
grazie siete bravi e gentili mi siete di molto aiuto!!! 🙂
Grazie a te del commento Francesco 😉
manca solo un ossimoro tra le figure retoriche ma il sito e le analisi le trovo perfette! grazie!!!! 🙂 😀
Verifichiamo Federica, grazie! Grazie dei complimenti e un saluto 😉
grazie mille!! 🙂 questa è la mia poesia preferita… mi sapreste dire qual’è l’ossimoro che avete omesso? per caso ” lieto rumore”? attendo risposta.
Ciao Cosimo! Assolutamente, “lieto romore” è un ossimoro ;).
Ciao a tutti e bel gran sito sei dei miti sono il primo della classe 🙂
Grazie mi avete fatto prendere un bel voto a letteratura.Vi ringrazio
Ci fa piacere Antonio. A presto 😉
Molto e ben lavorata ed anche molto utile
Ottimo, ci fa piacere! A presto 😉
e tutto fatto in modo ottimo.grazie 😉
Ci fa davvero piacere Antonio. Mi raccomando, commenta sempre, anche se c’è qualcosa che non ti convince. Ci aiuti a migliorare! 😉
Mi potete aggiungere anche altri testi? Questo e’ fatto stra bene.. Grazie
Ciao Madda, ne aggiungeremo sempre di più. Continua a seguirci!
ottimo mi è piaciuto molto
Ci fa piacere Andrea, a presto ;).
davvero utilissimo complimenti, infatti sono migliorata tantissimo 🙂
Ci fa davvero tanto piacere, a presto 😉
Ciao!😀 Bravi è un sito molto utile ma volevo sapere cosa si intende per ” arido vero”
Ciao Martina. Per “arido vero” si intende la vera condizione dell’uomo che non è destinato alla felicità. E questa condizione, per l’appunto come si parla anche nel commento, diventa sempre più evidente quanto più entra in gioco l’uso della ragione (che distrugge le illusioni). Per questo l’età della fanciullezza è da intendere come un momento di “protezione” dall’arido vero, perché è con l’età adulta che più si utilizza la ragione mostrando sempre più, quindi, quella condizione dell’arido vero ;).
Complimenti davvero!!! Oramai le vostre analisi mi sono indispensabili!!! Vedendo quelle proposte dal libro di testo mi cadono sempre le braccia sia per la difficoltà sia per la lunghezza mentre le vostre non solo sono perfette ma sono anche le uniche che riesco a studiare!
Mi piacerebbe però anche l’analisi della Ginestra!
Continuate così
Siamo davvero contenti Linda. Continueremo così ad aumentare e migliorare i nostri contenuti. A breve anche con La ginestra di Leopardi ;).
Davvero utile perché il mio libro è molto discorsivo ma i concetti non sono spiegati bene come qui, in modo conciso. Grazie infinite
Siamo davvero contenti Diletta; mi raccomando facci sempre sapere cosa ne pensi dei nostri contenuti 😉